Lo scorso 3 giugno, a Caltanissetta si è celebrato il primo anniversario dell’uccisione di Adnan Siddique. Un giovane nisseno di origini pachistane. Operaio, impegnato a proteggere i suoi connazionali dallo sfruttamento del caporalato. Per le sue denunzie è stato ucciso e con la sua morte si è scoperto un vero e proprio racket fra pachistani e italiani per usare a bassissimo prezzo braccianti agricoli immigrati.

E proprio nei giorni della celebrazione dell’anniversario organizzata dai volontari del MoVI Caltanissetta, della locale Casa delle culture e del volontariato, dal Comitato Migranti Solidali e dal Comune di Caltanissetta, il gup ha rinviato a giudizio 14 persone, 6 delle quali accusate di essere coinvolte direttamente nell’omicidio. Pertanto, dal 25 giugno 2021 vi sarà un processo che metterà ancora più in luce i motivi dell’assassinio e la rete criminale che nel nisseno e nell’agrigentino utilizza il caporalato per sfruttare manodopera a basso costo e a tutele zero.

Importante novità, oltre al rinvio a giudizio, è l’ammissione come parte civile non solo dei familiari di Adnan e del Comune di Caltanissetta, ma anche di diverse organizzazioni del Terzo settore fra le quali il MoVI di Caltanissetta. Si tratta di un segnale che il volontariato lancia per scuotere la coscienza civica dell’intera comunità civile. L’esempio di Adnan mostra la forza della solidarietà e della gratuità: rischiare tutto per combattere l’ingiustizia e l’uso senza scrupoli degli esseri umani. Una battaglia che in realtà appartiene a tutti, perché la mancanza di una cultura dei diritti e della dignità umana disgrega e distrugge il tessuto sociale ed economico, togliendo prospettive di sviluppo a tutto il territorio.

Articolo tratto dal Giornale di Sicilia del 3 giugno 2021