Siamo nelle fasi conclusive dei campionati Europei di calcio, si avvicinano le finali. Non esiste, però, solo quel calcio milionario ma esiste un altro mondo. Il magazine dei Centri di servizio per il volontariato ha deciso di dedicare la copertina al fenomeno del calcio popolare, una prassi tutta non profit, capace di immaginare un nuovo tipo di aggregazione sportiva, inclusiva, riuscendo a mantenere alta l’asticella della competitività, declinata però con parole d’ordine e organizzative completamente opposte ai modelli sportivi in voga oggi. Partendo dall’esempio ormai noto in tutta Europa del F.C. United of Manchester – il cui motto è “Fatturiamo amicizia, non milioni” -, abbiamo scovato esempi simili anche in Italia, in particolare a Genova, Firenze e a Milano. Si tratta, complessivamente, di duemila atlete e atleti italiani distribuiti in una cinquantina di società, senza contare quelli tesserati e attivi in società operanti in altri contesti sportivi, come la boxe o il basket (Per un calcio vicino al popolo, da Milano a Manchester).
Con “il volontariato cambia pelle, ma non perde la propria forza” continua l’inchiesta curata dai Csv d’Italia per capire meglio lo stato di salute e i contorni sempre in aggiornamento di quello che oggi definiamo volontariato, tra i numeri di Istat che continuano a far discutere, e la percezione degli addetti ai lavori, spesso opposta. Un’analisi che si arricchisce e si amplia a tutto il Terzo settore visto altresì alla luce del rapporto con i grandi media (Grandi media e Terzo settore, come rendere vincente il binomio) e della beneficenza: delicato tema, sempre più al centro della cronaca, spesso con casi poco edificanti (Beneficenza e reputazione quali regole per il Terzo settore). Nella panoramica c’è spazio per un check-up, tra molte ombre e poche luci, pochi fondi pubblici ma molta richiesta, sulla tenuta strutturale del Servizio civile (Il servizio civile tra luci e ombre).
L’intervista Nando Dalla Chiesa. I diritti degli altri ci riguardano tocca il ruolo della Costituzione nell’attivazione dal basso della cittadinanza. Un’attivazione che spesso scopriamo però essere frenata proprio dallo Stato (Cosa fare quando la burocrazia diventa un ostacolo) anche se gli esempi sul campo di pubbliche amministrazioni attive e proattive non mancano, come a Milano con i PIDS ma anche in Emilia-Romagna dove il progetto Case della comunità continua a gonfie vele, avvicinando il cittadino, e il tessuto sociale tutto, alle Istituzioni e viceversa (Le Case della comunità spiegate “dall’interno”).
Tra stigma, riscatto e rilancio, VDossier in questo nuovo numero parla di come il Terzo settore affronti il tema sia del contrasto alle dipendenze Non è un gioco. L’azzardo una patologia molto grave e Narcotici anonimi, gruppi di aiuto per lottare contro le droghe, che della difesa del diritto all’accesso a fini terapeutici della cannabis legalmente prescritta dal servizio sanitario nazionale (La cannabis medica è legale, ma in Italia resta lo stigma).
Per quanto riguarda il focus on digitale, ospite di questo nuovo numero le potenzialità della realtà virtuale e della realtà aumentata nell’impiego per la promozione e supporto del volontariato. Invece per il focus on Volontariati dal mondo continua il viaggio della nostra rivista alla scoperta di come l’impegno civico si declini a ogni latitudine. Al centro di questa tappa il Venezuela, terra dove l’attivismo civico è spesso caratterizzato da una forte tradizione comunitaria e ancora più spesso scosso da improvvisi blocchi finanziari, ma tratteggiato anche da una pervasiva voglia di riscatto capace di non lasciare indietro nessuno, comunque vada. Dal Sudamerica ci spostiamo poi a Roma, dove in Volontariato sottosuolo, una storia a fumetti, incontreremo il progetto Roma Sotterranea: volontarie e volontari formati da speleologi che accompagnano la cittadinanza al cospetto dei tesori del sottosuolo capitolino. Un progetto così di successo da aver dato l’ispirazione a ben 5 storie del fumetto Topolino.
Chiude il nuovo numero di VDossier Il Concerto Che Vorrei: sensibilizzare il pubblico della musica, progetto pilota, a carattere nazionale, a cura delle volontarie e dei volontari di KeepOn Live, la prima associazione di categoria dei live club e festival italiani, riuniti per far sì che ogni kermesse in Italia possa essere realmente inclusiva per qualunque pubblico: dalla persona con disabilità che spesso viene ghettizzata in spazi ad hoc e lì abbandonato, alla donna che, soprattutto in presenza di calca, è vittima spesso di palpeggiamenti. Il tutto costruito con un percorso partecipato, aperto ad associazioni, volontari, enti e realtà sociali della penisola.
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