La nuova organizzazione territoriale dei Csv ha finalmente preso forma: l’Organismo nazionale di controllo (Onc) ha infatti concluso in questi giorni la fase preliminare dell’accreditamento dei Centri di servizio di volontariato, che nel 2021 diventeranno 49 (solo quest’anno 9 accorpamenti hanno coinvolto 22 Csv) senza ridurre in alcun modo la presenza diffusa su tutto il territorio nazionale.
L’Onc doveva esaminare le “manifestazioni di interesse” presentate dai 48 Csv che intendevano avvalersi della procedura agevolata prevista dal Codice del terzo settore (art. 101, c. 6), la quale permette agli “enti già istituiti come Csv” di evitare un nuovo bando per la gestione. L’unica eccezione riguardava la provincia di Bolzano, nella quale nessun Csv era attivo prima della riforma (ad aprile è stato accreditato il Csv Alto Adige).
Di tutte le 48 istanze, solo due non sono state accolte dall’Onc: quella del Csv Sardegna Solidale e quella del futuro Csv della Romagna. La prima è stata dichiarata inammissibile “per assenza dei requisiti di legge”; la seconda per carenza di documentazione non essendosi realizzata la prevista unificazione dei Csv di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. In entrambi i casi l’accreditamento avverrà entro il 2021 attraverso un bando pubblico. Nel frattempo sia il Csv sardo che i tre Csv romagnoli continueranno ad operare regolarmente utilizzando le risorse economiche già stanziate dall’Onc. Le procedure per giungere all’accreditamento definitivo degli altri 46 Csv (fra i quali anche il CeSVoP) si concluderanno entro alcune settimane.
“Si chiude intanto questo anno del tutto particolare, – dice il presidente di CSVnet Stefano Tabò – che per i Centri di servizio ha comportato adattamenti a volte profondi delle modalità con cui esprimere la propria funzione e ha accelerato processi già avviati. Come già raccontato nel report “Il volontariato e la pandemia” pubblicato a settembre, mentre i Csv hanno saputo rispondere con flessibilità ai nuovi bisogni del volontariato indotti dall’emergenza sanitaria, nel contempo hanno consolidato quella pratica di apertura a tutto il terzo settore e alla cittadinanza in generale che la recente riforma ha voluto”.
È dunque “una rete in salute, – continua Tabò, – quella che – con tante nuove lezioni imparate nella pandemia – si presenta all’anno entrante con la sua nuova mappatura territoriale”. Lo testimoniano i numeri sulle attività svolte dai Csv nel 2019 e contenuti nel Report Csv appena pubblicato. Un anno ancora “normale”, in cui gli allora 63 Centri di servizio hanno incrementato sia i servizi che i destinatari, ampliando anche in modo sensibile la propria base sociale. Ecco alcuni dei dati principali.
I servizi hanno nuovamente superato quota di 240 mila, erogati ad oltre 49 mila e 500 organizzazioni non profit e a circa 2 mila tra enti pubblici e imprese profit (triplicate): tra le prime si segnala una crescita del 67% di Aps (associazioni di promozione sociale) arrivate quasi a 10 mila. È invece aumentato di quasi due volte e mezza il numero dei cittadini (142 mila) raggiunti durante le iniziative pubbliche di promozione del volontariato. Mentre sono stati oltre 100 mila i volontari interessati direttamente dai servizi, 88 mila dei quali già operanti in Enti del terzo settore (Ets); 133 mila invece gli studenti coinvolti nei progetti dei Csv nelle scuole, come già spiegato nel rapporto “A lezione di volontariato”.
A indicare questa rilevante presenza nella comunità sono poi da segnalare i quasi 40 mila servizi di orientamento al volontariato, numero più che raddoppiato rispetto al 2018, e le 7.700 iniziative di “animazione territoriale” volte spesso a creare reti e connessioni tra terzo settore e gli altri soggetti del territorio.
Tra le altre tipologie di servizio sono da citare i circa 1.800 percorsi di formazione per quasi 15 mila ore di lezione a più di 39 mila partecipanti; le 110 mila consulenze erogate (+ 15 mila rispetto al 2018); i 31 mila servizi di supporto alla comunicazione; i 46 mila riguardanti aspetti logistici. Con i loro siti web che hanno totalizzato 7,3 milioni accessi, le loro 2.692 newsletter periodiche spedite a 190 mila indirizzi e con i loro 282 mila “mi piace” complessivi su Facebook e i migliaia in altri social, i Csv confermano infine quel grande impatto comunicativo che nel citato report sulla pandemia si è rivelato vitale per la circolazione di notizie e opportunità di volontariato in tutta Italia.
Nel 2019 erano quasi 10 mila in totale le organizzazioni – per l’81% di volontariato – che davano vita agli organi di gestione dei Centri di servizio, con una crescita di 1.200 unità rispetto all’anno precedente. “Sarà interessante verificare il dato a riorganizzazione conclusa, – commenta il presidente, – ma si conferma intanto la costante tendenza verso l’allargamento della base sociale”. Una partecipazione espressa anche dalle 544 reti associative presenti nelle assemblee, a loro volta rappresentanti di altri 18 mila enti del terzo settore. Dal punto di vista del personale, si attesta a 832 la quota di lavoratori retribuiti (708 con contratto da dipendente). Nel 2019 i CSV hanno tra l’altro sviluppato progetti che hanno coinvolto 303 giovani operatori in servizio civile.
Per approfondire:
Le cartine sulla distribuzione territoriale dei Csv nel 2019 e alla fine delle procedure di accreditamento.
La sintesi del Report 2019 sui Csv.
Fonte: csvnet.it