Sì, è strano. Nel pieno della bufera dell’emergenza sociale scatenata dal Covid-19, si parla del dopo. Quando ancora c’è chi si scontra con povertà, famiglie sull’orlo del lastrico, solitudini e disperazione, sembra un po’ salottiero occuparsi di quello che sarà. Ma è necessario.

La cosiddetta riapertura porterà con sé una crisi economica, sociale e, speriamo di no, anche sanitaria che questa volta non può trovare tutti impreparati. Volontariato e Terzo settore hanno ampiamente dimostrato di essere lì a reggere l’urto, ora. E pretendono di essere soggetti della ricostruzione, dopo.

Non si può pensare di riportare tutto a com’era prima, quando quello che è accaduto ha mostrato i tanti punti deboli del modo di pensare e vivere la politica. Una politica che adesso si scopre in tutto il suo valore, come esercizio di governo della cosa pubblica, nell’interesse di tutti, per il bene comune. La politica, intesa così, è centrale, ineludibile. Non può essere assoggettata ai vari potentati economici o alle lobby di potere. Il coronavirus ha lasciato sul campo anche questa verità.

Ecco allora perché è necessario che i volontari, gli enti di Terzo settore partecipino attivamente alla fase del pensare e del costruire il dopo. Non possono essere relegati al ruolo di tappabuchi, buoni solo nell’ora dell’emergenza. Oltre al “pronto soccorso” sociale, essi hanno diritto di essere interlocutori politici, nel pieno senso della parola. Intendono partecipare attivamente al disegno delle comunità e della società di domani. Contribuendo a progettare con gli altri soggetti in campo, nuovi e più adeguati modelli di sanità, di assistenza sociale, di politiche del welfare ed economiche che non lascino scoperte le mille criticità svelate dal Covid-19.

Punti deboli da cui lo stesso volontariato e Terzo settore non possono tirarsi fuori. Anche il nostro ambito deve ammettere le sue incertezze, divisioni e contraddizioni. Guardarsi dentro e puntare a una visione più unitaria e di lungo periodo. Essere rigorosi nel verificare la genuinità di certe realtà. E intervenire, laddove necessario, per rendere sempre più credibile, autorevole ed efficace la nostra azione solidale.

Per questo il nostro CSV apre uno spazio di dibattito sul dopo, raccogliendo sul sito cesvop.org riflessioni, contributi, interventi di volontari e rappresentanti di enti del Terzo settore e del mondo sociale.

E non è un esercizio da salotto buono, ma un impegno fondamentale, perché il dopo è adesso.

Giuditta Petrillo, presidente del CeSVoP

Ph. by bitsorf: Thank you 1,500,000 times – flickr.com