Nel 2023, il 9,1% della popolazione italiana sopra i 15 anni (circa 4,7 milioni di persone) ha svolto attività di volontariato, registrando un calo di 3,6 punti percentuali rispetto al 2013. Tuttavia, emerge un dato significativo: raddoppiano i volontari “ibridi” che operano sia in forma organizzata che attraverso aiuti diretti, passando dall’8,1% al 21,7%.
I numeri principali
Il volontariato organizzato coinvolge il 6,2% della popolazione (3,2 milioni di persone), mentre quello non organizzato riguarda il 4,9% (2,5 milioni). Il Nord Italia si conferma l’area più attiva, con il Nord-est in testa (9,1% organizzato, 6,2% diretto), seguito dal Centro e dal Mezzogiorno che registrano percentuali più basse.
Settori in crescita e declino
Crescono i volontari nei settori ricreativo-culturale (+6,4%), assistenza sociale e protezione civile (+7,7%) e ambiente (+1,7%). Calano invece quelli impegnati in ambito religioso (-5,8%), sportivo (-1,9%) e sanitario (-1,3%).
Profilo dei volontari
Il volontariato resta appannaggio principalmente dei laureati (10,3% organizzato, 7,9% diretto) e delle fasce più mature: i 45-64enni sono i più attivi (7,2% e 5,9%), seguiti dagli over 65. Preoccupa invece il forte calo tra i giovani: i 25-44enni registrano le contrazioni più marcate (-2,7 punti nell’organizzato, -1,4 nel diretto).
Motivazioni e impegno
Le principali motivazioni sono gli ideali condivisi (31,1%) e il bene comune (21,5%) per il volontariato organizzato, mentre per l’aiuto diretto prevalgono le emergenze (27,5%) e l’assistenza a persone in difficoltà (24,6%). Nonostante il calo numerico, l’impegno medio rimane alto con 18 ore dedicate nelle quattro settimane precedenti l’intervista.”Il volontariato in Italia sta cambiando: reagisce alle crisi e ne è anche colpito, ma mantiene il suo ruolo centrale per la tenuta delle comunità. Sono un milione i volontari che si impegnano sia con organizzazioni strutturate sia in modo diretto, questo dimostra come le forme stanno cambiando e si alimentano, diffondendo la cultura della partecipazione“.
Il commento di CSVnet
Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione nazionale che riunisce i 49 Centri di servizio per il volontariato, commenta i dati diffusi oggi da Istat con “l’Indagine multiscopo Uso del tempo 2023” che include la seconda edizione del modulo dedicato al lavoro volontario. La prima edizione era stata condotta 10 anni prima.
“Dai dati – aggiunge Tommasini – emerge un certo calo, quantificato nel 3,6% del numero complessivo di coloro che fanno volontariato. Una diminuzione che era già stata confermata da altre indagini sul volontariato, frutto anche delle crisi sociali vissute dal nostro Paese nell’ultimo decennio e degli effetti della pandemia. Ma il numero di volontari complessivi fotografato dall’indagine è di 4,7 milioni, sono un pilastro fondamentale in ogni territorio. Questi dati confermano le tendenze che i Centri di servizio per il volontariato osservano nel Paese. Cambiano le forme di impegno che vivono una continua evoluzione, ma la voglia di partecipare si mantiene alta e va incoraggiata e alimentata in modo corretto”.
“Per i Csv – aggiunge ancora Tommasini – sono quattro le direttrici principali che orientano il supporto al volontariato per sostenerne lo sviluppo e l’autonomia sui territori. La prima è la promozione del ricambio generazionale e la rigenerazione delle leadership all’interno delle organizzazioni, linea di azione la cui importanza è confermata anche da questi nuovi dati. La seconda è il sostegno alla co-programmazione delle politiche di welfare con particolare riferimento alla salute. Poi la promozione del volontariato nella cura delle aree interne e la sua valorizzazione all’interno di modelli di economia civile. Lungo queste quattro linee di sviluppo – conclude Tommasini – ci continueremo a indirizzare per rafforzare il sostegno dei Centri di servizio per il volontariato alle organizzazioni presenti su tutto il territorio”.