Un gruppo di future mamme palermitane scrive una lettera alle istituzioni per chiedere di rivedere le norme sull’ingresso dei papà in sala parto e qualcosa si muove .

“Mamme in solitudine”, “neonati con un genitore a metà”, “distanti nel parto”.

Sono queste alcune delle frasi che, come in un mantra, si ripetono nella lunga lettera aperta scritta a più mani da un gruppo di future mamme che in questo drammatico periodo di emergenza sanitaria si trovano a fare i conti un’altra situazione altrettanto drammatica: il divieto imposto ai futuri papà di assistere alla nascita del proprio bambino.

La lettera aperta che potete leggere qui nella versione integrale è rivolta agli organi istituzionali della Regione Sicilia e in particolare, al governatore Nello Musumeci, all’assessore alla Salute, Ruggero Razza, e al presidente della VI Commissione Salute, servizi sociali e sanitari dell’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo.

A scriverla sono le partecipanti del corso-pre parto dell’Istituto di Fisiochinesiterapia Candia di Palermo, insieme con l’istruttrice Anna Romano, sostenute dalle associazioni “L’arte di crescere, gruppo di sostegno alla pari” di Palermo e “Le Mamme di Peter Pan” di Villafranca Tirrena.

Al centro dell’iniziativa c’è una regola imposta negli ospedali siciliani dove (a differenza di altre regioni) è stato vietato l’ingresso dei papà durante il travaglio e nelle sale parto a seguito delle misure di restrizione e di distanziamento sociale per contenere il rischio di contagio da Coronavirus.

«L’intera equipe di professionisti che, per quanto possa essere competente, non potrà mai sostituire il sostegno di un familiare caro alla madre – si legge – E non potrà mai sostituire il diritto del padre di partecipare al parto.

Per molte donne, in questo difficile momento di emergenza sanitaria, si nasce come mamme in solitudine. Il papà non c’è. Resta fuori dalla struttura, al massimo contattato in videochiamata negli istanti della nascita.

Un abbraccio virtuale non potrà mai sostituire un vero abbraccio e questo non dobbiamo mai dimenticarlo. E in questo contesto, la presenza reale del padre ha un peso così grande da non poterlo sottovalutare. Distanti nel parto, quando fino a poco prima, iniziato il travaglio, mamma e papà erano ancora in casa insieme.

Siamo perfettamente coscienti della gravità della situazione che tutto il mondo sta vivendo e che le misure restrittive sono state adottate esclusivamente per preservare dal virus i nostri bambini, noi, il personale medico sanitario e la comunità tutta».

Tuttavia, aggiungono le mamme, basterebbe adottare dei protocolli di sicurezza replicando le esperienze già operative in alcuni ospedali di altre parti d’Italia e in altri Paesi dove le porte ai papà sono state lasciate aperte.

La stessa Organizzazione mondiale della Salute e l‘Istituto Superiore della Sanità si sono già espressi affinché “tutte le donne, a prescindere dalla positività a COVID-19, abbiano il diritto di partorire in sicurezza e di vivere un’esperienza positiva. Tra le raccomandazioni, le stesse società specificano il diritto della partoriente ad avere una persona di fiducia al loro fianco, che possa sostenerla durante le fasi di travaglio e del parto”.

Le buone notizie però non tardano ad arrivare. E così, a poche ore dall’invio della lettera delle mamme a tutti gli organi istituzionali e alle aziende ospedaliere, qualcosa si sta già muovendo a Palermo.

Dal reparto maternità dell’ospedale Civico fanno sapere che, da martedì 5 maggio, entrano in vigore le nuove disposizioni che consentirano al papà di accedere in sala parto seppur con limitazioni e restrizioni.

Il futuro papà può accedere (previa chiamata da parte dell’ostetrica e previo pre-triage) in sala parto soltanto nel momento della nascita e per le due ore successive al parto. Nel caso di parto cesareo, è consentito l’accesso soltanto al partner ed esclusivamente per le 2 ore successive al taglio, sempre previa chiamata da parte dell’ostetrica e previo pre-triage).

Resta vietato invece l’ingresso in sala parto di altre figure in alternativa e/o sostituzione al partner e l’accesso in altri momenti del travaglio, così come rimane vietato l’ingresso in stanza (compresa quella privata).

Sull’accesso dei futuri papà alla sala parto è al lavoro anche il reparto maternità dell’ospedale “Buccheri La Ferla“.

«Purtroppo ad oggi, la pandemia e le conseguenti indicazioni assessoriali della Regione, hanno precluso l’accesso alla sala parto dei futuri papà – spiegano -. In questa situazione, abbiamo cercato di favorire la loro partecipazione con strumenti diversi quali le videochiamate, pur consapevoli che in alcun modo la tecnologia può sopperire alla presenza fisica.

La nostra sala parto, inaugurata oltre 30 anni fa è stata da subito intitolata “sala di accoglienza alla vita” proprio per sottolineare la coralità dell’evento nell’accogliere una nuova vita. In questa nuova fase di epidemia, in collaborazione con le Istituzioni, stiamo verificando le opportune e necessarie precauzioni, di attuare percorsi dedicati per ritornare alle note consuetudini e consentire ai papà di assistere alla nascita dei loro bimbi e dare supporto alle mogli». fonte balarm.it

Se vuoi sostenere anche tu questa causa l’associazione “L’arte di crescere” ha indetto una petizione online che puoi sottoscrivere cliccando qui